Ed ecco la baronessa ormai non più giovane, con tre matrimoni e molti colpi di scena alle spalle, bisessuale, sempre più eccentrica nel modo di presentarsi e, pare, affetta da incurabile cleptomania. La sua fama si deve soprattutto alle performance che in quegli anni inscena, seminuda o vestita di lattine, nei luoghi più inconsueti. Le poesie che Elsa sottopone alle più avanzate riviste letterarie dell’epoca («Little Review», «Transition», «Transatlantic Review», su cui pubblica grazie a Ernest Hemingway, e altre) riscuotono un certo interesse. Alcune di esse sono dedicate al folle (e non ricambiato) per Marcel Duchamp, che di lei disse: «La baronessa non è una futurista: lei è il futuro».
Parlando di Duchamp, si pensa che sia stata proprio Elsa ad ispirarlo (o addirittura che ne sia la sola autrice) riguardo Fountain.