Dicevo della digestione, quando arriva ho paura, tutto questo non lo digerisco, ma seguo il buonsenso del medico, non sentirò più niente. Questa ipocondria non mi tiene in piedi la notte, striscio da una discoteca all’altra, affogando le fondamenta nell’alcol e inghiottendo pillole di cazzate, ballo e mi sballo. Continuo con la mia tossicodipendenza della folla. In quella, l’ipocondria non c’entra.
Ma il problema è quando mi alzo la mattina, a tarda vita e comincio a scurirmi. Di notte si vede la luce, ma come faccio il giorno, a fari spenti? I lampioni si mischiano e io sono anche miope, non vedo i segnali. Chi è che gira a destra e chi a sinistra? E tanti non mettono la freccia. Ma chi lo vuole imboccare il vialetto di casa mia? Certe volte non sento il citofono, altre volte non faccio in tempo ad aprire. Alcune volte è il postino, che porta multe per eccesso di paura e anche per divieto di vita. Ci sono posti dove non si può vivere. Mio padre, melo dice sempre, “non puoi vivere dappertutto!”. Ma spesso sto di fretta e devo vivere di corsa. Il semaforo all’angolo del cuore si fa rosso subito, allora corro per prendere la scia verde, ma tac, multa per non essersi fermati al cuore. L’agenzia delle entrate mi ha riempito di interessi, ma si sa, la quotidianità ci insegna la filosofia del “vabbè dai, vivo dopo”, ed è così che non pago i miei errori.