Con la pittura rupestre venivano dipinte scene di caccia e di vita quotidiana a scopo propiziatorio e coloro che rappresentavano queste prime opere erano spesso delle persone direttamente in contatto con le divinità, oggi li chiaremmo quasi dei “sacerdoti”. L’arte già era accostata al divino, all’ultraterreno, qualcosa di magico e valorizzato.
Le cose cambiarono già nell’antica Roma, dove vi era un’idea dell’artista “primitiva”: chi si occupava di interiorità era costretto alla schiavitù e ad attività manuali di ogni genere. Non era una figura di certo stimata.
Diversa era la Grecia, un paese da sempre legato alla cultura, dove l’artista godeva di uno status riconosciuto. Già nel IV sec a.C, gli artisti greci cominciarono a firmare le loro opere facendo così capire che si trattassero di cose uniche, originali, irripetibili e preziose.
Con la società feudale la figura dell’artista cambia spessore, ed in questa fascia di tempo l’artista sottostarà alla volontà del committente il quale “si occuperà di lui” , lo proteggerà e gli darà indicazioni relative al lavoro da svolgere. Il committente, a partire dal 1400, rappresenterà un obiettivo importante da raggiungere. L’intellettuale cercherà infatti persone di elevato ceto sociale da attirare con il suo talento e la sua bravura, una bravura sempre più sfruttabile e di cui finalmente poterne essere fieri. Il loro status sociale aumenterà di livello tanto da diventare una figura sempre più richiesta anche nelle corti reali.
Tra il 1400 e 1900 si può parlare del periodo più prospero per gli artisti nonostante, a causa della seconda Rivoluzione Industriale, l’arte è stata posta, in senso ideologico, in secondo piano. I valori dell’epoca della rivoluzione erano più orientati sul dinamismo, sulla meccanica e sul valore del consumo e della produzione.
Un cambiamento repentino si ebbe infatti fine 800, nonostante siano gli anni di molteplici correnti artiste che tentarono di rivendicare il ruolo dell’arte quali i Costruttivisti, i Dadaisti, i Fauves ed i Cubisti.
A partire dagli anni 2000, invece, vi è una visione distorta dell’arte e di chi la mette al mondo:
2 Comments
Giulia Colafranceschi
Articolo bellissimo!! Complimenti all’autrice e alla relatrice!
Federica
Bellissimo articolo ,mi trovo perfettamente nell’argomento,mentre lo leggo sto piangendo ,l’industrializzazione e il denaro hanno deviato le nostre emozioni in un circolo chiuso
Per fortuna io non faccio parte della media
Ma mi sento artista e apprezzo l’arte in ogni sua forma
Dico sempre a mia madre ,ad esempio ,
che se non ci fossero stati i creativi non avresti niente da fare oggi
Lei è una che ha sempre pensato che l’arte fosse superflua
Pensa un po’ il caso, Ha tre figli artisti 🤪🤪🤪