L’album che riunisce questi autoritratti non a caso si chiama “Drug portraits”: moltissime immagini, spesso anche grottesche, che mostrano come la droga possa alterare la percezione del reale. Bryan ha provato i funghi allucinogeni, la cocaina, la metanfetamina, la marijuana, l’assenzio, tanti e troppi antidepressivi, due bottiglie di sciroppo per la tosse, ha inalato per via nasale l’aria compressa per pulire le tastiere dei computer, ha sniffato eroina, abusato di calmanti e non solo.